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Attualità

Dantedì, durissimo attacco dalla Germania: “Non ha inventato nulla”

Dantedì, durissimo attacco dalla Germania nel giorno delle celebrazioni per il Sommo Poeta: “Non ha inventato nulla”. Arriva la risposta

(Twitter)

Oggi, 25 marzo, è il Dantedì per celebrare i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta. Ma non a tutti sta bene e dalla Germania arriva un durissimo attacco. Non contenti di etichettarci da anni come mangia spaghetti, pizza e mandolino, soliti stereotipi ormai superati, i tedeschi ci toccano nel vivo o meglio nella lingua.

Tutta colpa di un articolo pubblicato dal quotidiano tedesco ‘Frankfurter Rundschau’ firmato da Arno Widmann, che demolisce sette secoli di studi e di lezioni a scuola. Secondo lui  Dante è stato tutto ma non un innovatore. Il ‘volgare’ che poi è diventato italiano non è suo. Così come non è sua l’idea di un viaggio nell’aldilà che è il tema centrale della Divina Commedia.

In realtà “la prima poesia d’arte in lingua madre in Italia è stata scritta in provenzale”, cioè il ‘Livre du Trésor’ di Brunetto Latini. Ma soprattutto nella tradizione musulmana esisteva già il racconto del viaggio di Maometto in Paradiso. E secondo lo studio dell’arabista spagnolo Miguel Asin Palacios, Dante avrebbe conosciuto quel testo e lo avrebbe anche sfruttato per ispirarsi. Bordate alle quali il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha risposto citando l’Inferno: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa)”.

(Facebook)

Dantedì, dalla Germania bordate sulla lingua usata dal Poeta: “A scuola non la capisce nessuno”

Nell’articolo in questione di attacchi in realtà ce ne sono molti altri. Come quello al linguaggio utilizzato da Dante che avrebbe poco a che fare con il vero italiano. Termini troppo difficili e non immediatamente comprensibile. Ecco perché a scuola nessuno amerebbe studiarlo, per la difficoltà anche solo di capire cosa volesse dire. E non è un caso che tutte le edizioni della Divina Commedia siano piene di note.

(Twitter)

Nell’articolo si azzarda anche un paragone tra  Dante Alighieri e William Shakespeare. “L’amoralità di Shakespeare – è scritto – e la sua descrizione di ciò che è, ci sembra anni luce più moderna dello sforzo di Dante di avere un’opinione su tutto, di trascinare tutto davanti al giudizio della sua morale. Tutta questa gigantesca opera è lì solo per permettere al poeta di anticipare il Giudizio Universale, di fare il lavoro di Dio”.

Federico Danesi

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