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Spettacolo

Paul is dead. Cosa c’è di vero sulla PID? Paul McCartney è davvero morto?

In epoca di complotti torna alla mente quello che probabilmente è il più famoso del secolo scorso: Paul is dead? Che significa PID?

Paul McCartney in una foto del 2008

Una delle teorie complottistiche più famose della storia della musica riguarda Paul McCartney.

PID (Paul is dead, cioè “Paul è morto” in inglese) è l’acronimo di questa teoria, che nasce nel 1966.

Secondo questa teoria, Paul McCartney sarebbe morto in un incidente stradale nel 1966 e sostituito da un sosia.

Sarà vero? In questo articolo vogliamo parlare delle tesi a favore e di quelle contro, lasciando trarre ai lettori le giuste conclusioni.

Prima di esplorare gli indizi che le due fazioni portano avanti da decenni, è giusto fare un breve riassunto della vita ‘ufficiale’ di Paul McCartney.

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The Beatles

Paul McCartney, biografia e carriera. Il successo con i Beatles e la carriera da solista

Paul McCartney nasce a Liverpool il 18 giugno 1942. Sin da piccolo si appassiona alla musica.

Questa passione è ereditata dal padre Jim, trombettista e pianista in una band negli anni ’20.

Il pianoforte e la chitarra sono i primi due strumenti che inizia a suonare, preferendo la chitarra al piano.

Abbey Road

Già all’età di 14 anni conosce John Lennon, con il quale suona in un gruppo chiamato Quarrymen.

A questo gruppo si aggiungono successivamente anche George Harrison e Pete Best.

I quattro nel 1960 i quattro formano i Beatles. Nel 1962 Ringo Starr sostituisce Best, formando lo storico quartetto.

Il logo dei Beatles

Con i ‘Fab Four’ riesce ad ottenere un successo globale: ovunque vadano i Beatles ci sono decine di migliaia di giovani ad aspettarli.

I Beatles incidono 13 album in studio, vendendo centinaia di milioni di copie e diventando uno dei gruppi più importanti della storia della musica.

Nel 1970, dopo aver pubblicato l’album ‘Let it be’, il gruppo si scioglie e Paul McCartney inizia la sua carriera da solista.

Sgt Pepper

Gli album in studio da solista sono al momento 21, l’ultimo è uscito nel 2020 e si chiama McCartney III.

Nei suoi concerti, ovviamente, non mancano mai le canzoni dei Beatles.

La figura di McCartney è inevitabilmente legata a quella dei Beatles, dato l’enorme successo della band di Liverpool negli anni ’60.

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Let it be

‘Paul is dead’, la teoria secondo la quale McCartney sarebbe morto nel ’66

La teoria che vorrebbe Paul McCartney morto ha inizio nel 1966, quando il leggendario componente dei Beatles avrebbe avuto un incidente stradale.

L’incidente sarebbe stato provocato da una fan dei Beatles alla quale McCartney avrebbe dato un passaggio.

La ragazza, una volta riconosciuto McCartney, avrebbe iniziato ad urlare distraendo Paul, provocando la morte di entrambi in uno schianto contro un albero.

La copertina di ‘McCartney’

Secondo chi porta avanti questa tesi, il manager dei Beatles, Brian Epstein, e John Lennon, avrebbero deciso di insabbiare tutto.

Il corpo di McCartney sarebbe stato seppellito in fretta e furia e il gruppo si sarebbe messo alla ricerca di una persona che somigliasse a McCartney.

Questa persona è William Stuart Campbell, un attore di origini scozzesi che assomigliava a Paul.

McCartney e John Lennon

L’attore avrebbe accettato di sottoporsi ad alcuni interventi chirurgici per diventare identico al bassista dei Beatles.

Da quel momento i Beatles non si sono mai più esibiti dal vivo, infatti l’ultimo concerto live risale al 1966.

Dal 1967 in poi, i ‘Fab Four’ registrano solo in studio e questo fatto ha alimentato ulteriormente le voci.

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Paul McCartney e Ringo Starr oggi

Le prove a favore della teoria: i testi delle canzoni dei Beatles

I sostenitori della teoria trovano alcune prove tra le canzoni che i Beatles hanno inciso.

Il singolo ‘We Can Work It Out’ è uscito proprio nel dicembre 1966. Il significato del titolo (“Ce la possiamo fare”) fa credere che i Beatles si stiano chiedendo se potranno riuscire ad andare avanti senza Paul.

Sulla copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, c’è una bambola che porta sul grembo un’Aston Martin, l’auto che McCartney avrebbe guidato durante lo schianto.

Un giovane Paul

In questa copertina l’unico ripreso frontalmente è Paul, mentre gli altri tre componenti sono di profilo.

Sul retro della copertina, invece, Paul è l’unico di spalle. George indica col dito la scritta “at five o’ clock”, che sarebbe l’orario della morte di Paul.

Il brano ‘A Day in the Life’ in un verso dice “He didn’t notice that the lights had changed”. Cioè “Non si accorse che il semaforo aveva cambiato colore”.

Sgt Pepper retro

In questo album c’è anche una traccia fantasma che sembra dire “Never Could Be Any Other Way”, cioè “Non c’era altra soluzione”.

Nel vinile di ‘Magical Mystery Tour’ (1967), Paul è immortalato con il lato sinistro del volto oscurato e il cappello decorato con fiori neri.

All’interno del libretto fotografico Paul mostra un cartello con la scritta “I was”, cioè “Io ero”, volendo sottolineare la propria morte.

Sgt Pepper

Il singolo ‘Lady Madonna’ (1968) contiene il verso “Wednesday morning papers didn’t come”, cioè “Mercoledì mattina non arrivarono i giornali”.

Vorrebbe sottolineare come la notizia della morte di Paul fosse stata occultata alla stampa.

Alla fine del testo di ‘I’m So Tired’, una frase di Lennon ascoltata al contrario reciterebbe “Paul is dead, man: miss him, miss him, miss him!”, cioè “Paul è morto, amico: mi manca, mi manca, mi manca!”.

The Beatles (Photo Getty Images)

Su diverse copertine c’è una mano sulla testa di Paul McCartney. E’ anche il caso di ‘Yellow Submarine’, del 1969.

Nel brano ‘All you need is love’ pare di sentire in sottofondo “Yeah, he’s dead, we loved you yeah, yeah, yeah”, cioè “si, è morto, ti abbiamo amato”.

‘Abbey Road’ (1969) è probabilmente la copertina più famosa di sempre. Chiunque ha emulato quell’attraversamento stradale almeno una volta nella vita.

Yellow Submarine

In questa copertina Paul è l’unico senza scarpe ed è l’unico fuori passo, appoggiando a terra il piede destro anziché il sinistro.

Inoltre Paul, pur essendo mancino, mantiene la sigaretta con la mano destra.

Sulla targa del Maggiolino si legge la scritta “28 IF”, come a voler dire “28 se fossi stato vivo”.

Paul oggi

McCartney, infatti, all’epoca dello scatto aveva (o avrebbe avuto, dipende dai punti di vista) 27 anni ma era già entrato nel 28° anno di vita.

L’unico numero civico che si vede è il 3, che sottolineerebbe il numero dei componenti superstiti all’epoca dello scatto.

Sulla copertina di ‘Let it be’ (1970) Paul è l’unico che guarda in una direzione diversa e appare su sfondo rosso, come se fosse un riferimento al sangue.

Il ritornello al contrario reciterebbe “He’s been dead”, cioè “Lui è morto”.

Anche su alcune raccolte pubblicate dopo lo scioglimento della band ci sarebbero riferimenti alla morte di McCartney.

Uno su tutti il terzo volume di Anthology. Sulla copertina i tre superstiti hanno il viso della copertina di ‘Let it be’, mentre il volto di McCartney viene preso dalla copertina di ‘Rubber Soul’, album antecedente al presunto incidente.

Anche negli album da solista di Paul McCartney è possibile trovare dei riferimenti a questa teoria.

Nel brano ‘Gratitude’, inserito nell’album ‘Memory Almost Full’ del 2007 c’è il richiamo più importante.

Ascoltando uno spezzone al contrario si percepirebbe la frase “Who is this now? Who is this now? I was… Willie Campbell!”, cioè “Chi è questo, adesso? Chi è questo, adesso? Io ero… Willie Campbell!”.

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Le incongruenze della teoria, sempre smentita nel corso degli anni

La teoria ha però numerose incongruenze che gli esperti hanno smontato nel corso degli anni.

Molti riferimenti storici non coincidono e diversi dettagli sono considerati casuali o forzati.

Le mani che Paul ha sulla testa non simboleggiano la morte, bensì persone che salutano o le corna, che Lennon gli fa nell’album ‘Yellow Submarine’.

La teoria sulla targa del Maggiolino non convince, perché all’epoca Paul aveva 27 anni e non 28. Non ci sarebbero nemmeno i riferimenti alla vedova McCartney dei quali si era parlato all’epoca.

La copertina di ‘Paul is live’

Anche perché Paul McCartney e sua moglie Linda si sono sposati il 13 marzo 1969, dopo la pubblicazione di ‘Abbey Road’.

E’ molto probabile che in alcuni testi i Beatles stessi abbiano voluto alimentare la leggenda, per farsi pubblicità.

Nel 1993 Paul McCartney pubblica l’album ‘Paul is live’ (Paul è vivo), nel quale torna ad attraversare le strisce di Abbey Road, stavolta con un cane.

Questa volta però il Maggiolino sullo sfondo, anziché recitare “28 IF”, recita “51 IS”, volendo sottolineare che Paul è vivo e ha 51 anni.

Il 21 ottobre 1969 i Beatles stessi hanno smentito la teoria della morte di McCartney con un comunicato.

“La storia circola già da circa due anni, riceviamo centinaia di lettere da sballati di ogni genere ma Paul è ancora tra noi”.

Nel corso dei mesi, la teoria si è spostata dai giornali alle riviste di bassa lega, continuando ad affascinare soltanto gli amanti delle cospirazioni.

In un’intervista concessa a ‘Life’ nel 1969, lo stesso McCartney spiegò che i dettagli della copertina di ‘Abbey Road’ sono totalmente casuali.

Paul motivò la teoria della sua morte con le poche uscite pubbliche di quel periodo.

Nel 2000 il film ‘Paul is dead’ ha vinto il Gran Premio della Giuria allo Slamdance Film Festival.

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Paul is dead, letteratura

La teoria sulla morte di Paul McCartney ha inevitabilmente attirato l’attenzione anche di diversi scrittori e registi.

Tra le opere più importanti sulla teoria che lo vorrebbe morto in un incidente statale c’è un libro che è possibile acquistare su Amazon.

Il libro si chiama ‘Paul is dead? Il caso del doppio Beatle. Il più completo dossier sulla «morte» di Paul McCartney’, (clicca qui per maggiori informazioni) scritto da Glauco Cartocci nel 2011.

Il libro si sofferma soprattutto sulla copertina dell’album ‘Abbey Road’, del 1969.

Paul is dead libro

La morte di Paul McCartney è definita “una delle più affascinanti e cupe leggende metropolitane della musica pop”.

L’elenco dettagliato delle presunte prove è lunghissimo, con tanto di tesi a favore e contro.

Cartocci definisce la sua opera un vero e proprio dossier, che ha acceso tanti dibattiti anche recentemente.

Il libro è del 2011 ma la ristampa, con alcuni aggiornamenti, è del 2015.

Salvatore Marsiglia

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