Essere un digital nomad

Ho letto un interessante articolo sulle pagine de Linkiesta ed ho finalmente trovato la definizione dei ragazzi che come me lavorano dietro ad un computer in qualsiasi parte del mondo: noi siamo tutti dei digital nomad. Sia chiaro vivo a Torino e non a Bali, però l’idea di base non è affatto diversa, anzi tutt’altro.

Cosa significa essere un digital nomad?

Digital nomads use wireless internet, smartphones, Voice over IP, and cloud-based applications to work remotely wherever they live or travel. Digital nomads also often use coworking spaces, cafes, house sitting agreements, and shared offices in major cities around the world. 

Wikipedia

Data la definizione ognuno di noi potrebbe quindi essere definito un digital nomad qualora svolga un lavoro a distanza. Che sia il legato ad un blog o ad un mercato finanziario questo non importa, la base è avere un notebook ed una connessione ad Internet.

Nel mio caso non sempre lavoro da casa ed in questi ultimi 4/5 anni ho notato come sia completamente esplosa questa “moda” anche grazie a bar 2.0 (mi piace definirli così) come ad esempio la catena Exki qui a Torino. Per chi non lo sapesse si tratta di una serie di bar che si punta alla consumazione di cibo come elemento principale del proprio business, ma che permette di avere a disposizione anche un ampio spazio per poter lavorare in tranquillità. Avete presente il concetto di biblioteca universitaria? Ecco però trasferitelo nel centro di una città e senza limiti di accesso. Non a caso troverete in essi molte persone che spesso sono dietro ad un portatile con delle cuffie presi dai loro impegni, insomma un po’ come tutti  quei ragazzi e ragazze che vediamo spesso nei film con i MacBook all’interno dei bar di New York.

Mi sento un digital nomad?

A dir la verità si. Ho piano piano eliminato il fattore “casa” passando prima ad un portatile, dotandomi poi di una connessione mobile sostanziosa ed infine trasferendo tutto il mio Storage di archiviazione nel cloud. Sono libero quindi di lavorare in mobilità e nell’ultimo periodo ho sperimentato sempre di più questa soluzione. Allo stesso tempo dico anche di preferire spesso luoghi di lavoro come questi, che vi mettono anche di buon umore per alcuni aspetti, vedendo altre persone simili a voi e non sentendovi quindi degli alieni come invece è quasi sempre accaduto a noi appassionati di tecnologia.

Essere un digital nomad mi piace e credo che possa essere la vera professione del futuro. Tuttavia le generazioni precedenti ai 35-enni di oggi fanno difficoltà a concepirla. Vi sfido, provate a spiegare a vostra nonna che lavorate con un computer anche mentre state mangiando una delle sue enormi teglie di pasta al forno. Sarebbe in grado? Direi di no.

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