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Tecnologia

Smartphone, attenti all’oggetto nascosto: a rischio la vostra privacy

Con l’era digitale è sempre più frequente scaricare app nei nostri smartphone, ma alcune di queste potrebbero spiarci in segreto

Da molti anni ormai lo smartphone è un oggetto di cui nessuno di noi può fare a meno. Se prima l’uso si limitava allo scambio di messaggi, alla lettura di una mail o a una telefonata, con il passare del tempo i cellulari moderni sono diventati indispensabili per qualsiasi cosa: ordinare cibo, pagare bollette o inviare denaro, o anche giochi sempre più dettagliati o film e serie in streaming.

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La loro costante presenza nelle nostre mani e la quantità di dati personali che passano attraverso il telefono stanno ovviamente condizionando anche la nostra privacy. Sono sempre di più le persone che, dopo aver avuto una conversazione in merito a un determinato argomento (supponiamo per esempio un viaggio a Parigi), pochi minuti dopo si ritrovano pieni di pubblicità relative a compagnie aeree o hotel a Parigi.

Il dubbio è che i devices ci stiano spiando attraverso il microfono. Solo una strana sensazione oppure una terribile realtà?

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Lo smartphone ci spia? Interviene il garante per la privacy

Sono sempre più frequenti questo tipo di segnalazioni da parte degli utenti, tanto che anche Striscia la Notizia di recente ha mandato in onda un servizio inerente a questa problematica. E anche il garante per la privacy ha deciso di intervenire.

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La lente di ingrandimento è puntata soprattutto verso le app che, al momento dell’installazione, richiedono l’accesso al microfono del nostro telefono. Lo scorso mercoledì il Garante ha lanciato l’allarme e ha avviato un’indagine, creando una lista di app “rubadati”.

Il Garante ha invitato, nel frattempo, gli utenti a prestare molta attenzione quando installano una nuova app e danno il consenso all’utilizzo del microfono: “Una volta che si accetta senza pensarci troppo e senza informarsi sull’uso che verrà fatto dei propri dati — recita il comunicato rilasciato in questi giorni —, il gioco è fatto“.

Una dinamica purtroppo che sembra essersi già diffusa a macchia d’olio e l’unica cosa che si può fare, oltre ad intervenire con un’indagine, è quella di affidarsi all’attenzione degli utenti.

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Non ci sono ancora i nomi delle applicazioni “rubadati” ed essendo l’istruttoria in corso, per il momento non sono stati resi noti ulteriori dettagli. Qualora tuttavia dovesse essere accertata la responsabilità di specifiche piattaforme, l’Autorità presieduta da Pasquale Stanzione non esiterà a comunicarlo pubblicamente.

Ivo Mauro

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