Recensione: ASUS Zenfone 3 Max

Da qualche settimana ormai stiamo provando con interesse il nuovo ASUS Zenfone 3 MAX, il successore del primo super smartphone di ASUS che garantiva un’autonomia eccezionale a fronte di alcune rinunce dal punto di vista dimensionale.

Confezione:

All’interno del box di vendita noi abbiamo trovato il classico contenuto standard: caricatore, cavo microUSB (purtroppo) ed un adattatore da parete. Non mancano gli auricolari che sono di qualità media, nulla di eccezionale.

Design e dimensione:

Con dimensioni pari a 149.5 x 73.7 x 8.55 mm ed un peso che sfiora i 150 grammi, bisogna dire che ASUS ha fatto un ottimo lavoro andando a limare i dettagli li dove c’era bisogno di ottenere qualcosa di diverso per il precedente modello. La presa è salda, nonostante il metallo utilizzato, e lo smartphone non cade dalle mani a differenza di altri concorrenti. Il design è riuscito, in linea con il resto della gamma Zenfone 3, ma deve piacere, io personalmente lo trovo forse un po’ troppo anonimo purtroppo. L’utilizzo con una mano avviene senza troppi problemi e la curvatura del vetro anteriore a 2.5D e semplicemente unica e perfetta.

Hardware:

Sebbene dal punto di vista estetico il buon lavoro di ASUS va premiato, dal punto di vista hardware sembra di aver fatto un passo indietro. Lo smartphone monta un processore MediaTek MT6737M Cortex-A53 quad core da 1,25GHz con 3GB di RAM e 32GB di memoria interna che ne rendono la fruizione di buon livello, ma non ai livello di un fulmine. Il problema probabilmente è dovuto al software di ASUS di cui parleremo dopo.

Il display da 5,2 pollici è delle giuste dimensioni per essere utilizzato con una mano. Peccato per la qualità del pannello che sebbene sia solamente in HD, per risparmiare sulla batteria, ogni tanto mostra dei pixel di troppo purtroppo.

Buono anche il reparto legato alla connettività con il Wifi a/b/g/n che funziona abbastanza bene, il GPS che è un po’ pigro in alcune situazioni ed il Bluetooth 4.2 che non mi ha mai dato problemi. La ricezione, ricordiamo che sono presenti due alloggiamenti per una microsim ed una nano sim, è nella media non rappresentando nulla di particolarmente eccezionale.

Software:

Qui personalmente non saprei cosa dire. A me la Zen UI continua a non piacere, sono gusti. Trovo però che la cosa più fastidiosa sia il bloatware presente di default. Ancora una volta ASUS mi obbliga ad avere all’avvio tutta una serie di applicazioni e giochi, si avete letto bene, che praticamente non andrò mai ad utilizzare. Sia chiaro la suite dei suoi prodotti non è poi così malvagia, ma purtroppo non può essere utilizzata su un computer, penso ad esempio a To Do It Later. Peccato perchè anche il sistema, Android 6.0, avrebbe bisogno di un update e di una bella snellita.

Fotocamera:

Per me insufficiente. Non c’è molto da dire né su quella posteriore da 13 megapixel e né su quella anteriore da 5. Purtroppo per ottenere uno scatto discreto bisogna rimanere immobili e non respirare in fase di scatto. Le foto in notturna sono praticamente tutte impastate, insomma per nulla buone. Anche i video non mi hanno convinto per nulla anche a causa del software che delle volte mi ha corrotto dei file così senza motivo.

Autonomia:

Buona, ma non da Max. Sebbene si facciano le 4 ore e mezza, quasi 5, di schermo attivo con due sim connesse, lo smartphone perde tutto il suo senso di essere appunto un prodotto Max. Da esso io mi aspettavo almeno due giorni di uso, ma evidentemente anche ASUS non è riuscita a stare dietro all’ottimizzazione dei processori Mediatek che si dimostrano ancora una volta belli esosi in termini di risorse.

Videorecensione:

Conclusioni:

Se guardiamo il prezzo di vendita, 199 euro, potrei consigliarvelo. Tuttavia secondo me ci sono talmente tante alternative migliori sotto ogni punto di vista ed anche più economiche che forse non vale la pena prendere in considerazione questo smartphone. Mi spiace, ma forse ero io ad avere un’idea di Max un po’ troppo diversa ma dopo aver provato il vecchio modello mi sarei aspettato sicuramente di più, invece qui si è fatto un bel passo indietro.

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