Il sacchetto per la frutta a pagamento: il classico caos italiano

Alla fine il caos ha regnato per la Rete dopo una semplice introduzione, come previsto da tempo, del pagamento simbolico per il nuovo sacchetto della frutta.

La questione del sacchetto per la frutta a pagamento rischia di essere per l’ennesima volta imbarazzante con il consumatore medio italiano che crea un casino inutile per un problema previsto da tempo.

Il coas dei sacchetti biodegradabili a pagamento era previsto da tempo con varie limitazioni che furono già imposte alle varie aziende produttrici nel 2015. Ve lo dico dal mio punto di vista anche per via dell’occupazione della mia famiglia in questo settore per cui, quando ho sentito i cambiamenti, ero relativamente tranquillo conoscendo da tempo le modifiche apportate.

Purtroppo viviamo in un Paese dove pagare sembra un’utopia. Se un servizio è gratis allora è il migliore del mondo, se invece non lo è pessimo. Purtroppo funzioniamo così, ma sono io il primo ad aver imparato negli anni ad apprezzare ciò che avevo ed a ripartire il giusto costo per ciò che voglio utilizzare quotidianamente. Qui però parliamo di un sacchetto di plastica inutile che ha un costo di smaltimento e che, forse, può aiutarti ad avere in meno quei fastidiosi centisimi bronzo in tasca che non vuole mai nessuno.

Sarebbe facile porre fine a questa movimentazione popolare con due semplici conclusioni:

  1. 0,02 centesimi di euro (circa) non cambiano la vita a nessuno, specie su una media di due sacchetti a spesa;
  2. presumibilmente avrete speso più voi nel caricare la foto in Rete che a pagare in silenzio quel sacchetto.

Tuttavia sarebbe il pensiero medio e di tutti coloro che sono indignati senza un motivo reale ma solamente perché il  gregge sta facendo questo.

Le mosse scorrette, se vogliamo, sono quelle dei vari supermercati che non hanno ancora avvertito al meglio la clientela con cartelli specifici e visibili. Giusto ieri mi è capito, a tal proposito, che in cassa un semplice cliente si accorgesse della differenza nel pagare il suo unico pezzo (delle mele). La sua risposta? Ah, ok non importa e via in macchina.

È una fase di adattamento così come quando avevano inserito la segreteria telefonica a pagamento sugli smartphone o i messaggi relativi alle telefonate perse per la folle cifra di 0,6 centesimi caduno.

Detto questo lo scandalo sta diventando decisamente più grande del normale, con una società che, come sempre, si limita a cercare dei semplici collegamenti fra i politici candidati premier e le varie aziende produttrici di questi sacchetti piuttosto che tutto il resto. Eppure pensavo che dopo il caso del marchio Steve Jobs, per qualche settimana avremmo avuto un po’ di pace ed invece eccoci ancora qui in un’altra fase imbarazzante della nostra storia.

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