Cara Argentina c’è ben poco da festeggiare

L’Argentina, contro ogni pronostico, vince contro la Nigeria a fatica ed esulta come se avesse vinto il Mondiale.

Al netto di tutto quello che sarebbe potuto accadere, va detto che almeno una prima toppa l’Argentina l’ha messa in questo Mondiale 2018.

La squadra è sembrata più che mai senza un allenatore in panchina, ma con due grandi leader sul campo. Mascherano ha fatto da diga e da coach in campo per tutta la partita dando indicazioni a destra e sinistra. Messi invece si è finalmente acceso caricando, da capitano, anche i compagni quando era necessario.

Possiamo comunque dire che questa squadra, a questo livello, non andrà molto lontano. Sanpaoli si è visto che non è più praticamente nessuno in quello spogliatoio con i giocatori che fanno le conferenze stampa e che, si dice, si autogestiscano dentro e fuori dal campo. Un esempio? L’esultanza dopo il secondo goal con nessuno intorno al buon Jorge. Certo non ci sarebbe voluto un genio nel mettere in campo Di Maria e Banega, eppure parrebbe che la scelta sia ricaduta proprio sulla volontà dei giocatori (o della federazione) e non del CT.

Quello che più ha fatto male, oltre all’eliminazione non meritata della Nigeria, è stato il modo di esultare dei sudamericani. Al di là della pessima figura di Maradona, tutti si sono buttati in mezzo al campo come se avessero già tirato su quella tanto desiderata coppa d’orata. Invece no, siamo ai gironi e lo hanno passato per il rotto della cuffia. Va bene la tensione e tutto, ma ci va anche un minimo di rispetto in primis per gli avversari eliminati e poi una grande consapevolezza per ciò che in realtà non si è fatto.

Ad ogni modo ora le strade sono sostanzialmente due. La prima porta ad un’eliminazione quasi certa contro la Francia pluri-candidata alla vittoria finale poiché ci sono tutti i presupposti affinché questo avvenga. La seconda invece porta a quella un po’ più romantica se vogliamo e che vuole la squadra di Messi e compagni che si fa forza su stesse, cresce di intensità e di compattezza a livello di gruppo per arrivare almeno in fondo alla competizione. Utopia, con ogni probabilità, ma alla fine anche noi nel 2006 non eravamo di certo i candidati alla vittoria finale. Di certo, a mio avviso, dopo questo Mondiale parecchie cose cambieranno in questa nazionale.

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