Phubbing: cos’è il fenomeno legato ai cellulari che rovina i rapporti

Sempre più spesso, ultimamente, sentiamo parlare del fenomeno del “phubbing”. Riguarda tutti, adolescenti ed adulti: ma che cos’è?

phubbing
(fonte: Pexels)

Certo, come parola è decisamente strana.

Questo termine arriva dalla fusione di due parole inglesi che sono, rispettivamente, “phone” e “snubbing”. Il significato, una volta conosciuti i termini diventa un poco più chiaro.

Si tratta, infatti, di due parole che significano “telefono” e “snobbare“: ma, allora, che cos’è questo fenomeno?
Scopriamolo insieme.

Che cos’è il phubbing, il fenomeno legato al cellulare che rovina le relazioni

Vi è mai capitato di parlare con qualcuno che, però, era distratto dallo schermo del suo telefono?
Magari chiedete qualcosa e l’altro risponde a mugugni oppure, nel mezzo del discorso, risponde ad un messaggio o vi fa vedere un tweet che non c’entra niente.

Se la risposta è sì allora sappiate che siete stati vittima di phubbing, senza saperlo, anche voi!

Con questo termine, infatti, si descrive l’atteggiamento di chi snobba od ignora gli altri a favore del suo smartphone.
Il cellulare, lo sappiamo bene, ormai ci segue in ogni luogo della casa (anche al bagno nonostante qui troviate tutti i motivi per cui non dovreste usarlo mai mentre siete lì!).
Non solo!
Ormai lo abbiamo sempre in tasca e ci sono tantissime applicazioni che richiedono la nostra presenza. Ci arrivano notifiche di like e cuoricini, suggerimenti di “video consigliati per noi”, articoli interessanti (ma sempre meglio fare attenzione che non siano fake news usando il nostro decalogo).

Insomma, il telefono fa di tutto per conquistare la nostra attenzione ed è talmente facile usarlo e rispondere alle notifiche che nessuno, ormai, pensa più di “ignorarlo”!
Questo rende possibile, però, una dinamica veramente strana e sicuramente poco sana.
Quando facciamo “phubbing” infatti stiamo, drammaticamente, minando i nostri rapporti sociali.
Lo studio, effettuato dall’università Bicocca di Milano, fa veramente riflettere.
A quanto pare, infatti, i primi colpiti sarebbero i bambini che diventano, poi, adolescenti… “phubbingatori“.

Quando un bambino piccolo è costretto a lottare con il telefono per ricevere attenzione dai genitori o dalle persone adulte che gli sono intorno, in lui inizia a svilupparsi un meccanismo piuttosto strano.
Sicuramente ansia e paura intervengono a dimostrargli che, rispetto al telefono e quello che ci si trova dentro, non ha tanto di più da offrire.
Poi viene lo sconforto che, molto spesso, può portare addirittura alla depressione.
Infine l’imitazione: una volta che abbiamo passato tutta la vita a combattere con la parte posteriore dello smartphone ci riuscirà sempre più facile farla vedere agli altri quando saremo noi ad averlo in mano!

In questo modo, quindi, parenti, genitori, figli ed amici iniziano ad allontanarsi l’uno dall’altro in maniera sempre più progressiva.
Una vera e propria… curva di contagio!

Cosa possiamo fare, allora, per evitare non solo di dare il cattivo esempio ma di rendere i nostri cari ancora più dipendenti dallo smartphone?
La soluzione, come avrete già immaginato, è solo una.
Spegnere il telefono, metterlo in modalità aereo oppure lasciarlo in un’altra stanza quando siamo con i nostri cari.
Nessuno dice che dobbiate tagliarvi completamente fuori dalla vita social ma solo che, ogni tanto, farebbe bene allontanarsi anche fisicamente dal proprio telefono.

Soprattutto se vi state vedendo con un amico o con una persona cara, per prendere un caffè o fare una passeggiata, è inutile presentarsi con il cellulare in mano.
Controllare notifiche, leggere email od articoli, scattare foto e condividerle sul momento sono tutte attività che, se fatte con un minimo di criterio, di certo non possono essere dannose.
Il tutto sta nel saper trovare una misura per cercare di ricostruire le connessioni che ci mancano… soprattutto dal punto di vista fisico!

Insomma, ormai i tempi sono cambiati e con loro anche gli usi ed i costumi.

Saper usare lo smartphone vuol dire anche essere in grado di riconoscere quand’è il momento di… lasciarlo stare!

Se state leggendo questo articolo mentre un vostro familiare, un amico, il partner o vostro figlio vi parla siete stati avvisati: e uomo avvisato, si sa, è già mezzo salvato!

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