George Floyd, processo chiuso: la giuria ha raggiunto il verdetto. Pericolo scontri tra manifestanti

Caso George Floyd: l’ex agente di polizia Derek Chauvin è stato ritenuto colpevole dalla giuria per tutti e tre i capi di accusa: omicidio colposo, omicidio di secondo grado preterintenzionale e omicidio di terzo grado

Si è concluso a Minneapolis il processo per la morte di George Floyd, l’uomo afroamericano morto a seguito di un fermo della polizia. L’ex agente Derek Chauvin è stato ritenuto colpevole dalla giuria ed è stato condannato. I capi di accusa che lo vedevano coinvolto sono tre: omicidio colposo, omicidio di secondo grado preterintenzionale e omicidio di terzo grado.

George Floyd
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Chauvin è stato condannato per tutti i capi di accusa. Condanna totale per lui, quindi. La giuria si è riunita ieri mattina per deliberare. Dopo sole 10 ore è arrivata la sentenza di colpevolezza. George Floyd è morto il 25 maggio 2020. A condannare Derek Chauvin è stato un video della durata di 9 minuti e 29 secondi, durante il quale Floyd chiede ripetutamente di essere liberato perché non riesce a respirare.

Accusa e difesa hanno dibattuto a lungo sul video in aula, alla fine la giuria ha deciso che quelle immagini fossero inequivocabili. Ricostruiamo nel dettaglio tutte le fasi del processo che ha portato alla condanna Derek Chauvin per omicidio colposo, omicidio di secondo grado preterintenzionale e omicidio di terzo grado.

L’arringa dell’accusa

Come previsto dalla prassi, prima che la giuria si riunisca per deliberare, accusa e difesa effettuano la propria arringa finale. Entrambe hanno chiesto ai dodici giurati (sette donne e cinque uomini) di “usare il senso comune”. L’accusa ha utilizzato soprattutto il video della durata di 9 minuti e 29 secondi per chiedere ai giurati di “credere ai propri occhi”. In quel video si vede l’uccisione di George Floyd da parte dell’ex agente Derek Chauvin.

Steve Schleicher
Steve Schleicher (web source)

Il procuratore Steve Schleicher ha sottolineato il fatto che questo caso fosse esattamente ciò che i giurati avessero pensato fin dal primo minuto guardando il video. “È quello che avete provato nel vostro stomaco, è quello che ora sentite nel vostro cuore”, ha detto Schleicher. Viceversa Eric J. Nelson, legale di Derek Chauvin, ha chiesto ai giurati di andare oltre il video e non farsi ingannare da un fermo immagine.

Nelson ha battuto molto sui 17 minuti che precedono le immagini del ginocchio di Chauvin puntato sul collo di Floyd. “Guardate tutte le circostanze”, ha chiesto l’avvocato, sottolineando il fatto che Floyd avesse assunto droghe prima dell’arresto e avesse opposto resistenza nei confronti dei due agenti. L’accusa si è concentrata solo su Chauvin, per evitare che il processo potesse coinvolgere l’intero corpo di polizia.

George Floyd manifestazione Berlino
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“L’imputato non è sotto accusa perché era un agente, ma per quello che era e quello che ha fatto”. Il procuratore Schleicher ha insistito molto in queste tre settimane di processo sul fatto che Chauvin avesse utilizzato una condotta violenta ed eccessiva, oltre che non giustificata dagli eventi. Tutto ciò viola le norme vigenti negli Stati Uniti d’America sulla libertà dell’individuo.

“Non si è trattato di mantenimento dell’ordine pubblico, ma di omicidio”, ha concluso il procuratore, che ha ricordato ancora una volta che la compressione del collo di Floyd avrebbe provocato un minor afflusso di ossigeno al cuore. E, di conseguenza, l’infarto. Queste erano state le conclusioni di Andrew Baker, il consulente medico di Minneapolis chiamato a testimoniare nel corso del dibattito.

L’arringa della difesa

L’avvocato della difesa ha parlato per quasi tre ore. Ha provato a smontare, una ad una, le tesi dell’accusa. Il tentativo della difesa era quello di insinuare il dubbio in almeno uno dei giurati. Senza un verdetto unanime, infatti, il processo non sarebbe stato valido e sarebbe stato necessario ripeterlo. Eric J. Nelson, legale di Derek Chauvin ha iniziato la sua arringa sostenendo che la tesi dell’uso della forza eccessiva non fosse sostenibile.

Le sue parole: “Un agente ragionevole deve prendere una decisione in pochissimo tempo. Floyd era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e l’agente Chauvin ne ha dovuto tenere conto”. Secondo la difesa, l’agente Chauvin non avrebbe usato la forza illegittima coscientemente perché Floyd opponeva resistenza. Ha anche sottolineato che la folla di passanti potesse diventare potenzialmente una minaccia.

Eric J. Nelson
Eric J. Nelson e Derek Chauvin (web source)

“Questi agenti fanno il loro lavoro in situazioni molto stressanti, tutto ciò è tragico”, ha detto Nelson. L’avvocato ha mostrato alla giuria dei frammenti del video dell’agente che mostra il manganello alla folla per cercare di allontanarla. In questo modo ha provato a sostenere che Chauvin fosse sotto pressione in quel momento perché, oltre al soggetto fermato, doveva pensare anche all’ambiente circostante.

Cosa ha causato la morte di George Floyd

Tutti i medici che hanno testimoniato durante il processo hanno concordato sulla causa della morte di George Floyd. È morto per asfissia, dovuta dal mancato afflusso di ossigeno nel corpo a causa del ginocchio dell’agente piantato nel collo. Il legale dell’imputato non ha mai voluto affrontare o discutere le parole dei medici, si è concentrato soprattutto sul fatto che Floyd facesse uso di fentanyl e mentanfetamine.

Secondo la difesa, l’utilizzo abituale di queste sostanze avrebbe provocato a Floyd alcune patologie legate a problemi cardiaci. Una di queste è l’ipertensione. Sostenendo questa tesi, l’avvocato ha provato a discolpare l’agente Chauvin, spiegando che la causa della morte sarebbe da collegare alle patologie cardiache di George Floyd e non al comportamento dell’ex agente di polizia di Minneapolis.

Derek Chauvin
Derek Chauvin (web source)

Quando il legale dell’agente ha sostenuto questa tesi è intervenuto il giudice Peter A. Cahill: “Il fatto che altre cause abbiano potuto provocare la morte di George Floyd non significa che l’imputato sia innocente”. Cahill è un giudice molto noto per la sua imparzialità. In passato ha fatto da assistente alla senatrice democratica Amy Klobuchar, quando era procuratrice in Minnesota. È stato nominato giudice al suo posto da un governatore repubblicano.

L’accusa ha soltanto dovuto dimostrare che il ginocchio sul collo di Floyd fosse una delle cause della morte, non l’unica. Anche sulla presenza della folla intorno all’auto di Floyd le due parti hanno espresso opinioni opposte. L’accusa ha definito quella gente un “bouquet di umanità”, che ha assistito indignata ad un omicidio. Jerry W. Blackwell, un rappresentante dell’accusa, ha citato proprio le sensazioni di una testimone di soli 9 anni presente sulla scena del crimine.

“È piuttosto semplice comprendere ciò che ha capito una bambina di 9 anni. E cioè che il respiro è fondamentale per la vita”. Blackwell ha risposto alla tesi della difesa sulla questione dell’utilizzo di sostanze stupefacenti dichiarando che “Floyd ha vissuto 17026 giorni della sua vita senza morire per l’uso di droghe o patologie cardiache”. Secondo lui è stato l’incontro con l’agente Chauvin a causargli la morte.

Blackwell ha anche contestato la tesi secondo la quale per ogni storia esistano sempre due punti di vista. Secondo lui, in questo processo, la verità è una sola e non si può banalizzare un processo parlando di storie. Alla difesa, che ha sostenuto che Floyd fosse morto a causa di un cuore ingrossato, Blackwell ha risposto dicendo che “George Floyd è morto perché il cuore di Derek Chauvin è troppo piccolo”.

Allarme ordine pubblico fuori dal tribunale

L’ex agente Chavin ha assistito alle arringhe finali in silenzio, senza dare segni di emozione o tensione. Ha soltanto abbassato brevemente la mascherina in alcune occasioni. L’imputato ha avuto questo tipo di atteggiamento durante tutto il processo. Non si quasi mai fatto vedere in volto, tranne quando è stato chiamato sul banco degli imputati per testimoniare.

Ha preferito non parlare di alcun aspetto umano della sua vita, non ha voluto impietosire i giudici. Ha invocato il Quinto Emendamento, quindi ha rifiutato di testimoniare per evitare di incriminarsi da solo. Questo comportamento ha provocato molte reazioni fuori dal tribunale, dove molti manifestanti hanno atteso la sentenza. Ci sono state manifestazioni e proteste anche negli scorsi giorni.

Chauvin e Nelson
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In tre settimane abbiamo assistito a diversi scontri con la polizia e manifestazioni che sono state contenute a malapena dalle forze dell’ordine locali. La tensione è aumentata quando è arrivata la notizia dell’uccisione di un giovane di vent’anni, Daunte Wright, sempre per mano della polizia. E ancora una volta la vittima è un afroamericano. L’episodio è accaduto nelle zone periferiche di Minneapolis.

Ha suscitato polemiche anche Maxine Waters, una deputata del Partito Democratico. La parlamentare statunitense ha partecipato alle manifestazioni per la morte di Daunte Wright, invitando i manifestanti a restare in strada e ad inasprire il conflitto in caso di assoluzione dell’ex agente Chauvin. Queste dichiarazioni hanno spinto la difesa a chiedere immediatamente di annullare il processo perché la deputata avrebbe messo pressione sui giurati.

Proteste a favore di George Floyd
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Il giudice Cahill non ha voluto annullare il processo ma ha richiamato la deputata Waters per le parole fuori luogo e provocatorie. Dopo la lettura del verdetto, centinaia di persone sono scese per le strade di Minneapolis. Nel corso della notte (italiana) ci sono state diverse manifestazioni. In alcuni casi è stato necessario l’intervento delle forze dell’ordine ma, al momento, non è successo nulla di grave.

Le parole del presidente Biden

Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti d’America, ieri aveva dichiarato di “pregare per un giusto verdetto”. Secondo lui, le prove che dimostrerebbero la colpevolezza di Derek Chauvin sarebbero “clamorose”. Anche questo intervento ha suscitato polemiche perché, secondo i sostenitori di Chauvin, avrebbe influenzato la giuria. In realtà i 12 giurati erano già stati isolati quando il presidente ha detto queste parole, quindi non le hanno potute ascoltare.

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