Recensione: Apple Watch Sport

Apple Watch è lo smartwatch di Apple che arriva in leggero ritardo rispetto alla concorrenza ma che si pone fra i migliori prodotti del settore.

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In queste ultime settimane ho avuto modo di utilizzare Apple Watch, il wearable che Tim Cook ha presentato il 9 settembre 2014. Dopo la scomparsa di Steve Jobs l’azienda aveva solo apportato notevoli migliorie ai prodotti presentati (iPhone, iPad, Mac) senza mai lanciare nuove tipologie di prodotti.

Apple entra nel mondo dei wearable devices con un prodotto che convince.

Confezione

La confezione del dispositivo si distingue a seconda del modello. Nel modello che sto utilizzando, Apple Watch Sport, la confezione contiene un elegante astuccio in cui è riposto l’orologio, un piccolo cartonato che contiene la guida rapida e il cinturino di misura S/M nel modello da 42 mm e M/L nel modello da 38mm.

Non mancano il cavo magnetico per la ricarica in plastica con il relativo adattatore da parete.

Design e dimensioni

Le dimensioni di Apple Watch sono abbastanza contenute: misura 38.6 x 33.3 x 10.5mm e pesa 72 grammi. Anche per chi ha un polso mediamente piccolo, la versione da 42 mm risulta comoda e per nulla invasiva.

Il cinturino fornito in dotazione è in fluoroelastomero, una materiale gommato decisamente comodo e morbido al tatto. Attraverso un pratico meccanismo di sgancio i cinturini sono interscambiabili e acquistabili sia sullo store di Apple che su altri store.

Apple Watch al polso

Hardware

La scheda tecnica è condivisa quasi interamente con i fratelli più costosi Watch ed Edition. Il processore è l’Apple S1 con 512MB di RAM e lo storage interno è da 8 GB, di cui circa la metà è a disposizione dell’utente.
Novità da parte di Apple è lo schermo dello smartwatch: troviamo a bordo un retina display da 1.32 pollici con tecnologia OLED che integra il Force Touch con una risoluzione di 312×309 pixel.

Presente il “Taptic Engine”, lo stesso presente su iPhone 6S e nei trackpad dei MacBook del 2015, in grado di dare la sensazione di tocco durante la ricezione di notifiche e chiamate. Troviamo poi l’accelerometro, il giroscopio e, nella parte posteriore, il sensore per i batti cardiaci, mentre sul lato sono presenti microfono e altoparlante.

Uno dei metodi con cui interagire con l’Apple Watch è la corona digitale: il funzionamento è assimilabile alla corona che troviamo sugli orologi anche se l’utilizzo è, ovviamente diverso. Se normalmente la ruoteremmo per muovere le lancette per variare l’ora, su Apple Watch si userà per effettuare lo zoom o per scorrere i menù. Premendo la corona, invece, si possono effettuare diverse operazioni: una volta per entrare nella schermata delle applicazioni, due volte per richiamare l’ultima applicazione aperta e, infine, premendola a lungo si può utilizzare Siri.

Il cardiofrequenzimetro di Apple Watch

Software

Apple Watch è mosso da watchOS, arrivato alla versione 2.1: un sistema operativo che nel corso di questi ultimi mesi ha risolto parecchi problemi di gioventù dell’orologio made in Cupertino.

La schermata principale è composta dal quadrante dell’orologio, profondamente personalizzabile. Come ho già spiegato in questo articolo, trovo decisamente caotica e ingestibile la homescreen, in quanto le app sono disposte a grappolo e non possono essere organizzate diversamente.

Ottima la gestione delle notifiche. Al polso si percepisce una piccola vibrazione assimilabile al tocco di un dito. Portando lo schermo davanti al volto si accenderà e sarà possibile vedere il contenuto della notifica e, in base alle scelte degli sviluppatori, interagire con essa: con l’app messaggi, ad esempio, si potrà rispondere con un messaggio vocale o testuale oppure inviando un emoji, mentre con Tweetbot si potrà rispondere, mettere un like al tweet o retwittarlo.

Scomoda la gestione delle applicazioni.  Sebbene con watchOS 2 siano arrivate le app native direttamente sul dispositivo, l’avvio e la fruizione dei dati dal telefono risulta ancora troppo lento. Lo schermo dell’orologio è piccolo e trovo decisamente scomodo interagire con il touch screen sul display. Personalmente mi sono ritrovato più di una volta a tirare fuori il telefono dalla tasca.

Al contrario trovo decisamente comoda la gestione degli sguardi. Essi sono veri e propri widget con cui si potrà avere un’anteprima dei contenuti delle app, come ad esempio vedere i progressi quotidiani dell’app attività, monitorare l’ultima misurazione effettuata dal cardiofrequenzimetro oppure attivare la modalità aereo, il non disturbare o la modalità silenziosa.

Lo “sguardo” in riproduzione.

Gli sviluppatori hanno implementato, all’interno delle applicazioni, le complicazioni che possono essere inserite nei quadranti dell’orologio (anche se, onestamente, non le ho trovato poco utilizzate).

Un aspetto che avevo sottovalutato, e che ora apprezzo tantissimo, è il fitness tracking, composta principalmente da due metà complementari tra loro.

La principale è l’app Attività, la quale monitora la propria attività fisica nel corso del giorno in modo silenzioso. Oltre a monitorare i passi e il battito cardiaco, il nostro Apple Watch ci porrà una sorta di sfida: durante le 24 ore dovremo completare tre obiettivi giornalieri: consumare un determinato numero di calorie, fare esercizio fisico per almeno trenta minuti e muoverci per minimo 1 minuto per 12 ore.

L’altra metà della mela è composta dall’app Allenamento da utilizzare durante l’attività fisica in senso stretto. Potremo quindi selezionare l’attività fisica da compiere, porci un obiettivo (calorie, tempo, distanza) e fare la nostra corsa, camminata, pedalata. Durante la sessione, Apple Watch monitorerà la propria attività in maniera più intensiva e il sensore del battito cardiaco sarà sempre attivo andando ad agire pesantemente sul consumo di batteria.

Altro aspetto negativo riguarda Siri: l’abbiamo conosciuta su iPhone, l’abbiamo apprezzata su iPad, ma sull’orologio di Apple non la trovo funzionale. L’assistente virtuale di Apple ci chiederà spesso di “continuare su iPhone” un’operazione ma normalmente se uno sceglie di utilizzare lo smartatch vuol dire che, per un motivo o per un altro, non può utilizzare il proprio melafonino.

Autonomia

La batteria integrata nel dispositivo è da 205 mAh e, dopo qualche giorno di assestamento, sono rimasto veramente soddisfatto dell’autonomia di Apple Watch.

Come ogni prodotto però bisogna ottimizzare la batteria applicando qualche compromesso: centellinare le notifiche, disattivare la funzionalità Hey Siri e agire sul quadrante dell’orologio(non dimentichiamoci che il display è OLED per cui i pixel neri sono pixel spenti e quindi non consumano energia) ci permette di coprire la giornata di utilizzo.

Conclusioni

La domanda in questi casi è sempre la stessa: lo smartwatch è davvero utile? Dopo averlo avuto al polso direi di sì, anche se onestamente mi aspettavo che potesse fare davvero di più. Sicuramente non è l’accessorio indispensabile, anzi credo che la parola “accessorio” sia la più indicata per descrivere Apple Watch. Per me è un’estensione di iPhone che fa risparmiare del tempo. Mi ha fatto passare la dipendenza da melafonino? Ora come ora no. Uso spesso Apple Watch per vedere l’ora, ma se devo mandare un messaggio o effettuare una chiamata, tendo a prendere il telefono.

A queste considerazioni va poi aggiunto il fattore prezzo, come al solito, il punto ostico per tutti i prodotti Apple. Per il mercato italiano Apple Watch parte da 419 € per il modello da 38mm ai quali bisogna aggiungere 50 € per il modello base di gamma da 42 mm.

A meno che non si trovi l’offerta del secolo, non consiglio ad oggi l’acquisto. Stando alle indiscrezioni, già a settembre uscirà il secondo modello che potrebbe portare parecchie novità importanti. Questo è stato un primo esperimento per Apple e sicuramente le prossime versioni verranno affinate e migliorate. 

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